Intervista a Thomas Sinigaglia

Il fisarmonicista di Alma Migrante si racconta per le nostre Chiacchiere musicali

In questi giorni di chiusura, ma anche di grande condivisione e fantasia dal mondo della rete, abbiamo pensato di mettere in atto un progetto che avevamo da tempo. Le Chiacchiere musicali sono una newsletter a tema musicale con un tono informale: interviste, consigli di lettura e stuzzichini musicali, direttamente sul divano di casa. Oggi per noi Thomas Sinigaglia, fisarmonicista e compositore veronese, si racconta per noi.

Thomas Sinigaglia nel gruppo di tango argentino Alma Migrante

Benvenuto Thomas Sinigaglia! Come racconteresti il tuo legame con il tuo strumento?

Con il mio strumento ho due tipi di legami: uno è sicuramente di tipo fisico, perché la fisarmonica è uno dei pochi strumenti che si indossa. La cassa armonica è a contatto con chi suona, e questo fa sì che il corpo stesso faccia da risonanza alle onde sonore.
C’è poi anche un legame di tipo sonoro: io ho iniziato a suonare a 7 anni, e pur non conoscendo lo strumento, rimasi molto colpito dal suono della fisarmonica, con tutti i suoi registri così diversi.
E’ importante per chi si approccia ad uno strumento, penso soprattutto ai bambini, ascoltarne il suono, non solo a come appare.

Quali sono i tuoi maestri e in che modo hanno segnato il tuo sviluppo professionale?

A parte gli ascolti di cd e musica, molto importanti comunque per la mia crescita, il legame con un insegnante è incommensurabile, perché va a toccare vari aspetti della personalità dal punto di vista umano.
Sono molto grato ai miei insegnanti del Dipartimento di jazz del Conservatorio di Vicenza: Pietro Tonolo, Paolo Birro, Salvatore Maiore. Con loro ho decostruito il mio carattere musicale, per poi ripartire da zero. Per quanto riguarda la tecnica del mio strumento, ricordo con riconoscenza il mio insegnante Davide Vendramin, che mi ha avviato anche alla musica contemporanea.

Come si racconta la musica? Ha senso integrarla con altri linguaggi come il teatro, la scienza, la satira?

La musica come fenomeno, secondo me, non si può spiegare: si percepisce con le orecchie e vengono messe in moto una serie di reazioni subconsce.
La musica è infatti un linguaggio: non penso sia un linguaggio universale, perché si tratta in tutto e per tutto di una lingua particolare, che sottostà a delle regole di sintassi e grammatica.
Non tutti dobbiamo diventare musicisti, ma conoscere il linguaggio musicale fa sì che possiamo assaporare delle opere, le caratteristiche di ogni melodia e per creare un futuro pubblico. Oggi purtroppo non esiste più un pubblico in grado di cogliere le sfumature di un musicista.
Abbinare i linguaggi è una cosa molto stimolante: collaboro da anni con il teatro. Spesso però la musica è al servizio dell’altro linguaggio, e meno spesso viceversa.

Hai qualche ascolto da consigliarci?

Visto il mio stato d’animo, mi sento di consigliare questo: ascoltare noi stessi. 
Ci circonda il silenzio, le auto sono ferme, il traffico è diminuito. Possiamo affrontare il silenzio senza eccessivo timore, perché può valorizzare quello che viene dopo, come accade per esempio nell’improvvisazione musicale.
In questo periodo la natura si sta risvegliando e magari non vi diamo molto peso normalmente, ma per chi avesse la possibilità, sarebbe bello potervisi concentrare.
Provate infine ad ascoltare una musica diversa dal solito: uscendo dalla propria comfort-zone, possiamo scoprire nuove cose.

Link all’intervista a Thomas Sinigaglia
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